Le origini

Il calcio a Spezia nasce il 4 Maggio del 1906 quando il banchiere svizzero Hermann Hurny e l’amico studente Riboni decidono di dare vita ad un club dedito al giuoco del calcio. La registrazione ufficiale dello statuto avviene la mattina del 10 Ottobre 1906 alla presenza di Hurny e di Emilio Toracca. Studenti, impiegati della borghesia, alcuni figli di immigrati si avvicinarono subito ad uno sport che, partendo dall’Inghilterra, in pochi anni aveva appassionato tutta Europa. La squadra si chiamava Football Club Spezia e inizialmente sfidava gli equipaggi delle navi di passaggio nel Golfo della Spezia. Il “Picco” non esisteva ancora e le partite si giocavano nella grande Piazza d’Armi, concessa dalla Marina Militare.
Il primo Presidente della storia dello Spezia è il Prof. Francesco Corio che il 21 dicembre 1911 organizza la prima gara ufficialmente registrata dalla Federazione contro la Virus Juventusque Livorno, dato che proprio all'ultimo momento il Genoa Cricket and Football Club aveva rinunciato. La casacca dello Spezia è inizialmente celeste. Per la cronaca coi toscani finisce 2-2: per lo Spezia vanno a segno Alberto Picco e Armando Molaschi.Nel 1919 lo Spezia abbandona la divisa celeste e veste quella bianca, in onore della Pro Vercelli, formazione all’epoca tra le più forti d’Italia.

Anni 20

Nel 1918 il Genio Marina, venendo incontro alle esigenze dello Spezia che non può continuare a giocare in Piazza d’Armi, concede il terreno di Viale Fieschi, dove sorge il primo impianto spezzino. Lo stadio viene intitolato ad Alberto Picco, primo capitano e marcatore spezzino, caduto in guerra sul Montenero.
La guerra è finita e nel 1919-20 lo Spezia si aggiudica il raggruppamento ligure del Campionato di Promozione; accede così alla prima divisione mentre, sempre nel 1920, adotta la maglia bianca al posto di quella celeste. All’esordio nella massima serie gli aquilotti si piazzano al terzo posto alle spalle di Andrea Doria e Genoa. Nella stagione ‘22-’23 il Picco viene squalificato per un anno in seguito ad incidenti occorsi durante Spezia-Genoa: sugli spalti scoppiano tafferugli che continueranno anche al di fuori dell’impianto mentre l’arbitro Crivelli è costretto a prendere il treno a Sarzana. La punizione è esemplare e lo Spezia è costretto a girovagare in altri stadi per un anno intero. Alla fine del campionato saranno necessari ben due spareggi col Derthona per la permanenza in prima divisione; a Genova lo Spezia, con oltre 2mila tifosi al seguito, si salva grazie al 3-2 nella seconda partita (la prima era terminata 0-0). Da segnalare, in questa stagione, la vittoria sul neutro di Casale Monferrato contro la Juventus: 1-0, gol di Rossetti II. Due anni dopo arriva la prima retrocessione.
In seconda divisione lo Spezia domina ma a causa di cambiamenti nella formula dei campionati, pur risalendo in prima divisione, non si trova nella massima serie in quanto al di sopra di tale categoria viene istituita, a partire dalla stagione 1926-27, la Divisione Nazionale. Più o meno la stessa cosa accade nel 1928-29 quando lo Spezia vince il proprio girone ma è ancora “vittima” di una riforma dei campionati per cui accede alla nuova categoria: la Serie B. Il ‘28-’29 è comunque una stagione da ricordare perché tutte le compagini del girone vengono battute dai bianchi al Picco. Successivamente lo Spezia batte il Parma, finalista dell’altro girone (Monfalcone e Lecce rinunciano), guadagnando il titolo di campione italiano di Prima Divisione; il capocannoniere è De Manzano con 20 reti.

Anni 30

Dopo alcuni campionati discreti ma non entusiasmanti, nella stagione 32/33 lo Spezia si piazza al quarto posto dietro Livorno e Brescia, promosse, e Modena. Viene disputata anche un’amichevole con la Juventus in occasione dell’inaugurazione del nuovo stadio Picco. L’allenatore di quella formazione è l’ungherese Wilhelm. Nel 33/34, con la B articolata in due gironi, non ci sono retrocessioni e questo permette di valorizzare i giovani: tra gli aquilotti si mettono in luce Scarabello e Bermone oltre a Poggi e Benassi. La formula dei campionati era però destinata a cambiare. Nel 34/35 metà delle squadre dei due gironi della serie B vengono retrocesse per permettere alla cadetteria di tornare a girone unico. Lo Spezia non riesce a salvarsi e torna in serie C.
Il campionato seguente, quello del 35/36, è uno dei più importanti e memorabili della storia dello Spezia. Sulla panchina c’è Guido Gianfardoni. Gli aquilotti danno vita ad un entusiasmante testa a testa con la Sanremese: alla fine lo Spezia ha la meglio sui diretti avversari per due soli punti ma, a campionato finito, la Lega assegna a tavolino la vittoria alla Sanremese per la partita persa a Pontedecimo. Bisogna ricorrere allo spareggio che si disputa a Marassi. Lo Spezia gioca bene ma la promozione si deciderà in Tribunale dove la società bianca presenta un ricorso vincente per un gol fantasma subìto e per un errore tecnico commesso dall’arbitro. La partita si deve ripetere ma la Sanremese non si presenta per protesta. Gli aquilotti sono promossi in B e al di là delle recriminazioni sanremesi è un risultato meritato perché quello Spezia è davvero forte; nelle sue file spiccano Bermone (31 gol realizzati, tuttora record in un campionato per un giocatore aquilotto) e Scarabello.
In B nel 36/37 i bianchi disputano un grande campionato piazzandosi alla fine in quarta posizione alle spalle delle promosse Livorno e Atalanta e del Modena: solo cinque i punti che dividono lo Spezia dalla massima serie; Bermone segna altri 11 gol. L’anno seguente partono giocatori importanti come lo stesso Bermone, Venturini e Scarabello, quest’ultimo al Genoa per 100mila lire e due giocatori. Lo Spezia si salva ma nel 38/39 non riesce ad evitare la C per due sole lunghezze. L’unica nota positiva è rappresentata dal giovane Diotallevi, capocannoniere con 20 gol.Tornati in C gli aquilotti, guidati in panchina da Nekadoma, vincono il campionato con 43 punti, due in più del Forlì. Per accedere alla serie B bisogna però affrontare le vincitrici degli altri gironi: Reggiana, Savona e Taranto; lo Spezia non passa per la peggiore differenza reti nei confronti del Savona ma andrà ugualmente in B per l’esclusione del Palermo a causa di guai economici.

Anni 40

Il decennio si apre con l’arrivo a Spezia di due giocatori che rimarranno nella storia della società bianca: Costanzo e Costa. Il primo realizzerà nel 40/41 ben 14 reti in una serie B difficile per le forti squadre che vi prendono parte. Lo Spezia ottiene comunque la salvezza mentre l’allenatore Nekadoma viene affiancato nella guida tecnica della squadra da Cassanelli.
La stagione ‘41/’42 è positiva, nonostante il periodo storico sia tutt’altro che facile a causa della guerra. Gli aquilotti chiudono al sesto posto con una squadra che diverte il pubblico. Arrivano numerose vittorie con punteggi piuttosto larghi e l’attacco spezzino è il migliore del campionato con 66 segnature. Costanzo è capocannoniere con 24 gol ma non vanno dimenticate le 17 reti di Castigliano e le 12 di Costa: un trio da 53 gol.
La stagione ‘42/’43 vede lo Spezia presentarsi ai nastri di partenza con un allenatore che contribuirà a scrivere pagine esaltanti nella storia dello Spezia: Ottavio Barbieri. E’ la squadra delle “cinque C”: Coltella, Carapellese, Costanzo, Castigliano e Costa. Si chiude nuovamente al sesto posto, con Costanzo (22 reti), Costa (11) e Castigliano (8) ancora sugli scudi.
Si arriva al campionato ‘43/’44: la storia diventa mito.

Lo Scudetto

Nella stagione 43/44 i campionati di calcio non possono che essere influenzati dalla guerra. L’Italia è letteralmente divisa in due dalla cosiddetta Linea Gotica, il fronte di guerra a nord del quale si trovavano i nazifascisti con gli americani attestati nella parte meridionale della penisola, per cui gli spostamenti diventano difficili e rischiosi se non addirittura impossibili per le squadre del sud. Lo Spezia perde giocatori importanti che, a causa della guerra, trovano altre sistemazioni: Costanzo e Castigliano vanno alla Biellese, Carapellese al Casale, Borra alla Pro Patria. Ci sono però anche degli arrivi di spessore: Angelini e Tori dal Livorno, Viani dal Genoa, Gramaglia dal Napoli, Tommaseo e Rostagno. L’allenatore è sempre Ottavio Barbieri.
La Federazione suddivide le squadre in undici raggruppamenti secondo un criterio geografico e lo Spezia viene inserito nel girone D con Suzzara, Fidenza, Parma e Busseto. Gli aquilotti adottano un escamotage: cedono in prestito tutti i giocatori ai Vigili del Fuoco della Spezia e questa si rivelerà una mossa azzeccata perché permetterà loro di avere facilità nei movimenti durante la guerra. Pur disputando una partita in meno lo Spezia domina il girone. Si passa alle semifinali. Anche qui lo Spezia si impone con disinvoltura; su sei partite una sola sconfitta (a Carpi) e poi tutte vittorie.
La fase successiva è quella decisiva per arrivare alle finali in programma a Milano. Vista la rinuncia di Lucchese e Montecatini, non resta che affrontare in un doppio confronto il forte Bologna di Biavati. La prima sfida si gioca in terra emiliana. La squadra di Barbieri, schierata con il consueto mezzo sistema, resiste agli attacchi dei padroni di casa e al 79’ minuto di gioco passa addirittura a condurre con un contropiede finalizzato da Rostagno. Un gol pesante che viene contestato dal pubblico bolognese. Si verificano incidenti, la partita è sospesa con conseguente 2-0 a tavolino in favore degli aquilotti. Il ritorno si dovrebbe giocare a Spezia ma, visto che la nostra città in questo periodo è martoriata dai bombardamenti, si propone il campo neutro di Carpi. A mandare tutto all’aria è la squalifica del campo bolognese per gli incidenti dell’andata: il presidente rossoblu Dall’Ara non presenta la squadra per protesta con conseguente 2-0 a tavolino. Lo Spezia è ammesso alle finali di Milano cui accedono, oltre agli aquilotti, il Venezia ed il grande Torino.
Il 9 Luglio del 1944, dopo una notte di bombardamenti, si disputa Spezia-Venezia. I neroverdi sono un’ ottima squadra ma lo Spezia passa in vantaggio nella prima frazione con Tori. Nella ripresa arriva il pareggio veneto grazie ad un gol di Astorri. Finisce 1-1 e la Gazzetta dello Sport parla di un risultato sorprendente.
Si arriva così alla sfida del mito, quella di domenica 16 Luglio 1944 all’Arena di Milano contro il grande Torino. I granata sono una squadra fortissima, probabilmente una delle più forti al mondo in quell’epoca. Per l’occasione sono allenati Vittorio Pozzo, Commissario Tecnico della nazionale italiana, e in attacco sono rinforzati da Piola. Ecco le formazioni schierate dai due tecnici:

Spezia: Bani, Persia, Borrini; Amenta, Gramaglia, Scarpato; Rostagno, Tommaseo, Angelini, Tori, Costa.
All. Barbieri
Torino: Griffanti, Cassano, Piacentini; Loik, Ellena, Gallena; Ossola, Piola, Gabetto, Mazzola, Ferraris II.
All. Pozzo

Per capire forza di quel Torino basti pensare che quasi tutti i suoi giocatori facevano parte della nazionale italiana. Lo Spezia invece oppose il cosiddetto “mezzo sistema”, uno schema tattico innovativo per quei tempi ideato proprio da Ottavio Barbieri, che prevedeva un giocatore alle spalle dei tre difensori: nasceva il ruolo di “libero”. Dopo quindici minuti di gara, combattuti ed equilibrati, lo Spezia passa in vantaggio: il centravanti spezzino Angelini si libera al tiro e sorprende il portiere torinista Griffanti.Il Torino si scuote e cerca con insistenza il pareggio che arriva grazie a Piola: 1-1. Ma proprio all’ultimo minuto del primo tempo Angelini, ancora lui, scambia con Costa e realizza il gol che riporta in vantaggio i bianchi.Nella ripresa il Torino si butta rabbiosamente in avanti grazie ai suoi uomini di classe: Piola, Gabetto e Ferraris le provano tutte ma il portiere aquilotto Bani è insuperabile. Una nota a parte la merita Mario Tommaseo, l’uomo incaricato di marcare il grande Valentino Mazzola: ad un quarto d’ora dalla fine, in un contrasto, si frattura un piede ma resterà in campo fino alla fine con Mazzola che non riesce ad approfittarne ed in pieno recupero colpisce la traversa con un gran destro dalla distanza. E per lo Spezia è il trionfo: 2-1 il finale.Per concludere il girone a tre manca l’ultima partita tra Torino e Venezia. I granata tornano grandi e si impongono per 5-2. I Vigili del Fuoco della Spezia sono campioni d’Italia.

Il Dopoguerra

Dopo la seconda guerra mondiale lo Spezia partecipa al campionato regionale ligure. La richiesta di ammissione alla Serie A viene respinta, così nella stagione 46/47 i bianchi ripartono dalla B dove, guidati da Ottavio Barbieri, ottengono un ottimo terzo posto. L’anno successivo sparisce la suddivisione in tre gironi: lo Spezia termina al quarto posto, ottenendo il diritto a partecipare alla Serie B a girone unico. Successivamente, nella stagione 48/49 lo Spezia con Macchi in panchina deve ricorrere allo spareggio per ottenere la salvezza: si gioca a Milano contro il Parma; gli aquilotti si impongono per 4-1. Il 49/50 è invece un anno positivo con un sesto posto in coabitazione col Brescia: sulla panchina aquilotta c'è Luigi Scarabello. Arriva così l’ultima stagione in B dello Spezia. Alla fine del campionato si retrocede per tre punti, ma è solo l’inizio della discesa…

Anni 50

Da una retrocessione all’altra: lo Spezia, tornato in C dopo dieci anni, disputa un campionato di bassa classifica e finisce in quarta serie (oggi serie C2). Ma non basta, un’altra retrocessione, la terza consecutiva, è dietro l’angolo. Si riparte dalla Promozione Regionale dove si ottiene un misero quarto posto: è il momento più nero della storia dello Spezia, costretto a giocare contro Migliarinese, Santerenzina e Levanto! Per uscire dalla difficile situazione viene attuata la fusione con l’Arsenalspezia che milita nella categoria superiore. Così nella stagione 54/55 lo Spezia-Arsenal partecipa alla quarta serie dove ottiene un quinto posto ma soprattutto si respira un’aria nuova, tanto che nel 55/56 si crea una nuova e più solida base societaria grazie alla fusione con l’INMA. In campionato arriva un secondo posto a soli tre punti dalla capolista Siena. Dopo un’altra stagione in quarta serie finalmente, nel 57/58, lo Spezia vive l’anno del riscatto. Oltre alla vittoria del campionato è da registrare il titolo di campione di Lega Interregionale, ex-equo con Ozo-Mantova e Cosenza vincitori degli altri gironi. I bianchi tornano finalmente in Serie C dove si piazzano al terzo posto. La società aquilotta deve ricorrere soprattutto ai giovani e nel 59/60 è quinta.